L’amore al tempo del Covid

Fonte: Segno 1/2021

In questo tempo di esilio forzato sono cambiate molte cose nella nostra vita. La stessa percezione della realtà è mutata. E l’amore, con la separazione imposta, con la distanza talvolta anche intercontinentale, con un destino che improvvisamente impedisce la carezza, l’abbraccio, lo stare insieme nello stesso luogo? Lo chiediamo a un vero esperto di amore ai tempi del web, Tonino Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta, direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia cognitivo-interpersonale, docente di Cyberpsicologia all’università Europea di Roma e coautore, assieme a Valeria Carpino, di Amore tecnoliquido (Franco Angeli editore), in cui si fa il punto sui rapporti interpersonali, sull’amore e la sessualità al tempo del web.

intervista con Tonino Cantelmi
di Marco Testi

Quale è stata la reazione di un esperto di Cyberpsicologia come lei di fronte a un evento che se da una parte va nel senso di una affettività liquida, dall’altra deve fare i conti con una clausura semi-totale non prevista fino a qualche mese fa?
Dal mio punto di vista, quello del cyberpsicologo, siamo stati catapultati in una “insurrezione digitale” senza precedenti per velocità e pervasività. In poche settimane la maggioranza dei lavoratori si è trovato costretto a lavorare su piattaforme da remoto, tutti gli studenti sono stati inghiottiti dalla didattica a distanza, tutta la movida è finita in aperitivi virtuali e chat di incontri, i convegni di ogni tipo sono stati fatti in zoom e siti simili. L’Oms a gennaio 2020 dichiarava i videogiochi come potenzialmente causa di dipendenza, a marzo li dichiarava come un ottimo strumento ricreativo. È stato il trionfo della rivoluzione digitale. E a proposito di affettività: nei 3 mesi del lockdown il traffico di prodotti digitali a contenuto sessuale (il mondo del cybersex) è triplicato, con punte incredibili in Lombardia. Contemporaneamente c’è stato il boom del traffico di contenuti digitali a carattere spirituale: messe, riflessioni, preghiere, catechesi, meditazioni e tanto altro.

Quali sono i problemi più ricorrenti nelle persone che fanno ricorso al suo aiuto di psicoterapeuta ai tempi della “peste” 2020?
L’Istituto che dirigo ha offerto nei mesi del lockdown sostegno e aiuto gratuito con vi- deosedute a cappellani ospedalieri, medici e infermieri impegnati nella lotta in prima per- sona al Covid-19. Oggi ci occupiamo di coloro che sono sopravvissuti: il Covid-19 lascia segni neurocognitivi e psicologici impressionanti. Ci occupiamo soprattutto di persone che hanno fatto l’esperienza della terapia intensiva. Tuttavia la pandemia è stata ed è tuttora traumatica per gran parte della popolazione per la sua minacciosità. Per questo abbiamo accettato di fare incontri (on line!) per molte organizzazioni per dare strumenti di autoresilienza a tutti. Nell’ultimo incontro, rivolto a congregazioni religiose, c’erano più di mille persone collegate.

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