“Primaverili italiani di nuoto: Federica Pellegrini, medaglia d’oro olimpica, sale sul blocco di partenza dei 400, pronta al tuffo, ma all’improvviso si paralizza. Qualcosa di misterioso e terribile la travolge: il cuore batte a mille, come se avesse una crisi di angina pectoris, i polmoni hanno fame d’aria, le gambe tremano. Tutto succede in una frazione di secondi, ma la formidabile atleta è già knock out. Scende dal blocco, la gara è finita. Federica sa perfettamente cosa le sta accadendo, perché è già successo: è vittima di un attacco di panico”.
“L’animale feroce non si è ripresentato, però devo dirgli grazie. Dopo le cure sono diventato una persona migliore. Prima, sul set o a teatro, davo sempre agli altri l’impressione di essere un duro. Mentre io sono fragile, ho bisogno di essere rassicurato. Ora ammetto le mie debolezze, chiedo aiuto. Chi mi sta intorno dice che sono più dolce. Ho imparato anche a dire di no, a rifiutare le situazioni che non mi vanno bene.
Sono meno spavaldo fuori, più saldo dentro. […] Qualche volta, la sera, punto il telescopio verso il cielo. Guardo le stelle. E l’ansia di vivere, piano piano, se ne va.”
“Democratico e trasversale” il panico è un’esperienza che non fa distinzione tra uomini e donne: “Non potevo più guidare la macchina, mi veniva la tachicardia, l’iperventilazione, mi girava la testa, mi cascava il labbro: un casino”.
Dal libro "La pietra della follia"