Amnesia, oblio e altri disastri: la malattia del nostro tempo è la perdita di memoria

«Io abito al civico 75. Quando aspetto amici a cena so che ogni volta, alle 20 e 40, arriverà la telefonata: «Sono alla Baia verde, mi ricordi il tuo numero?». Anche se è già venuto altre volte, ogni ospite non lo ricorda mai.
Stiamo perdendo la memoria. Abbiamo 40 50 60 anni, siamo convinti di mostrarne 10 di meno e fingiamo sia normale, ma tant’è. Intorno alle 22, grosso modo prima del dolce, c’è sempre un ospite (non lo stesso, però) che parla di un film visto la sera prima, anzi te lo consiglia, ma poi si ferma, tentenna e tace: qual era il titolo?

È in quel momento che parte, credo in parecchie tavole tra amici, qualunque sia il dolce e quanto il vino bevuto, in un crescendo insieme patetico e grottesco, l’osceno spettacolo dell’amnesia. Lanciamo suggerimenti, perifrasi e metonimie sin quando emergono dal pozzo film mai nati o sepolti e allora il concorso per titoli si estende, con pessime figure, retoriche e non, anche agli attori – c’era quell’attrice, aspetta come si chiama?, quella che prima era sposata col marito di quell’altra, lei bellissima, impegnata in azioni umanitarie, sì Angelina Jolie, ecco! Ma con chi era sposata?
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