di Catia Tommassini
Con la dizione “pensiero visivo” ipotizziamo l’atto attraverso cui sono processate ed elaborate le immagini.
Le immagini sono entità mentali profonde a vari livelli di evoluzione a partire fin dalle origini dalla retina. Le elaboriamo fin dalla nascita quando indicavamo o smettevamo di succhiare il latte alla vista di qualcosa o qualcuno. Dunque ci suggestionano ed incantano ad un livello profondo: nella nostra mente l’immagine di una merlatura di un castello la impariamo a disegnare facilmente già a 4-5 anni non solo perché suggestionati da racconti di favola, ma quasi avessimo un ricordo antico forte uguale per tutti nella nostra mente (“la mente è come un sito archeologico …”Freud).
Aree sensoriali ed emotive in iperconnessione permettono l’emergere di immagini.
Il pensiero visivo è autonomo e profondo nel senso di conscio ed inconscio
Autonomo: perché esiste indipendentemente dal linguaggio, se cerchiamo di spiegare una parola senza usare segni o voce possiamo usare movimenti del corpo e del viso, la pantomima, o addirittura vignette disegni. Il mimo ci permette di esprimere significati indipendentemente dal linguaggio …parliamo con gesti, disegniamo immagini, i primi vengono spontanei le altre le impariamo spontaneamente e riproducendo modelli…
Il pensiero visivo ha le caratteristiche dell’emisfero cerebrale destro dove si trovano le strutture nervose che regolano: il pensiero intuitivo, la memorizza zione la rappresentazione spaziale, LA PRODUZIONE DI IMMAGINI (A. O. Ferraris “Il significato del disegno”). L’intuito è la capacità di dedurre un’informazione date due collegate, il pensiero visivo agisce da evocatore attraverso processi associativi per somiglianza, familiarità coincidenza di più fattori. Per esempio in un laboratorio di scienze si chiese a degli alunni quanti denti avesse la mandibola di un cranio gigante di un dinosauro lì esposto. I ragazzi cominciarono a contare, mentre uno rispose intuendo la risposta esatta cioè “due, uno per lato…”
Quindi date due considerazioni si ritrova il collegamento tra esse e una terza deducendolo dal contesto, c’è un legame associativo anche se distante.
E’ forse lo stesso processo quello che dati certi oggetti significativamente collegati casualmente si può produrre una risposta nuova “creativa” trovare un collegamento anche lontano tra loro..
Il pensiero visivo non è logico segue un altro procedimento organizzativo, ha una “sua logica” che è il raggruppamento, la polarizzazione di immagini emotivamente significative, è pensiero analogico …attraverso un file rouge che caratterizza la nostra storia e identità per tutta la nostra vita .. è logico quando si appoggia al pensiero verbale, proposizionale è il pensiero verbale che gli dà senso, per esempio date due immagini oniriche l’interpretazione verbale dà loro un significato.
La comprensione di un contenuto di un testo a prescindere dai dati meccanici della memoria (ciò in sostanza che resta di esso di un linguaggio verbale) fa parte del pensiero visivo
Il pensiero visivo tocca le emozioni più del linguaggio, le immagini sono potenti evocatrici delle emozioni. Forme, colori toccano la nostra anima, essa si esprime in loro attraverso le categorie della mente e immagini anche antiche …esse alimentano l’immaginazione, capacità di vedere, inventare realtà o crearne di totalmente inventate. La vita immaginativa dà corpo, riempie la nostra mente, si snoda dentro la nostra storia, talvolta è in contatto con l’assoluto (come i sogni simbolici di Giovanni per il faraone capaci di presagire il futuro).
Il pensiero visivo è autonomo rispetto al linguaggio verbale, nella rievocazione della memoria, se impedito il ricordo della parola, resta quello dell’immagine (per es.: se non posso dire “trasalire” posso comunicare e capire con un movimento di sussulto del petto)
Il pensiero visivo è autonomo, ma in una qualche relazione col linguaggio: un bambino di prima elementare con difficoltà nel parlare aveva anche una produzione grafica ridotta, linee nere più un “omino” piccolo piccolo, viceversa bambini ad un certo livello linguistico presentavano altrettanto adeguato linguaggio grafico.
Il linguaggio contestualizza le immagini, dà loro ordine, dimensione logica, coerenza
L’esperienza del linguaggio può modificare lo sviluppo cerebrale, se insufficiente può determinare ritardo nella maturazione del cervello. Un intervento appropriato può limitare tali ritardi. Né l’acquisizione del linguaggio né lo sviluppo cerebrale nelle sue forme superiori avvengono spontaneamente, dipendono entrambi dalla COMUNICAZIONE, ESPOSIZIONE AL LINGUAGGIO da un uso corretto di esso. (O.Sacks “Vedere voci” pag.145)
IL LIBRO è un potente strumento di crescita cognitiva è l’oggetto che più ci mette a contatto con la lingua scritta (.. la modalità narrativa, le parole l’arricchimento lessicale) e l’immagina zione ( proiettandoci davanti a noi come un film ..)
IL DISEGNO è un’attività dell’emisfero destro appagante che pone la mente in contatto col corpo (A. O. Ferraris) che collega il linguaggio delle emozioni con un contenuto verbale di cui è richiesta la traduzione iconografica
Le immagini si depositano nel nostro inconscio? Le usiamo scioltamente per spiegare e parlare con qualcuno, interpretano il nostro intimo psicodinamico o il nostro gusto, il piacere estetico; quest’ultimo non meno coinvolgente: una giovane donna per accompagnare di corsa suo marito in ospedale si vestì velocemente, ma scelse tra i capi migliori facendo abbinamenti ,non ce la fece a mettere cose a caso, nonostante l’urgenza il suo gusto profondo prese il sopravvento, esso ha pari importanza per I’ individuo di altri comportamenti specie-specifici.
Per concludere il pensiero visivo è profondamente implicato anche nella produzione dei sogni (essi a metà tra fantasia e ricordo-O. Saks “Un antropologo su Marte) immagine simbolica della nostra mente.
Il pensiero visivo si è qui voluto farlo considerare a pari diritto, dignità e riconoscimento del pensiero verbale, è stato messo in rilievo come alternativo ad esso, con sue proprie regole.